Il Samurai è la prima figura che ci riporta alla mente la cultura orientale.
Paragonarlo al guerriero feudale sarebbe diminutivo, perché il Samurai possedeva un’ideologia particolare, che gli impediva di uscire dagli schemi e di comportarsi senza onore. Anzi, l’onore era il suo caposaldo, il suo obiettivo di vita. Ci sono molti principi che regolano la vita, ma in quella dei Samurai quelle di base erano poche e ben precise. Erano scritte in un codice etico chiamato Bushi-Do (Bushi=Guerriero e Do=Via nel senso di "Cammino migliore da seguire per perseguire un obiettivo, anche di vita"; il termine Do corrisponde al cinese Tao, da cui ha le radici il Taoismo). Il Bushi-Do non regolava soltanto il comportamento sul campo di battaglia, ma anche l’etichetta all’interno del clan e nei confronti del capo.
I suoi principi, infatti, si ispiravano ai dettami del Buddismo, del Confucianesimo e dello Zen.
Dai principi del Samurai in modo naturale sono derivati quelli che
Sakugawa Teruya Kanga ha scritto per il Karate nel Dojo Kun e
Funakoshi Gichin nel Niju Kun.
Le Regole del Luogo dove si segue la Via
(Dō = Via, Jo = Luogo, Kun = Regola)
Dojo Kun calligrafato dal M° Nakayama Masatoshi
Niju Kun, i 20 concetti fondamentali dello spirito del Karate
insegnati dal Maestro
Funakoshi Gichin sono: